Un po’ di Storia di Territorio e Flora
COCCONI GIROLAMO1 – 1883- Flora della Provincia di Bologna – N. Zanichelli.
“La Provincia di Bologna, amministrativamente considerata, occupa un territorio molto irregolare nei suoi limiti. Il confine meridionale di essa si trova sulla catena Appenninica. L’alto crinale, però, non ne occupa che poca parte, in quanto che esso si insinua nel territorio Toscano internandosi molto in alcuni punti, sicché il versante settentrionale dell’Appennino stesso rimane compreso nella Provincia di Firenze e questo con continuate ed irregolari inflessioni.
Il limite amministrativo della Provincia di Bologna da questo lato procede dal gruppo montuoso della cupola di Scaffaiolo e del Corno alle Scale, all’Uccelliera, al Monte Portofranca, al M. Cocomero e, al di là del Granaglione, scende nel Reno, che attraversa al ponte della Venturina, retrocedendo poscia verso sud per Monte La Tosa, per M. Calvi, per M. Casciajo, per la Coroncina e ripiega a Nord dal Monte Citerna verso Baragazza, lungo il rio Gambellato.
Con nuova linea grandiosamente sinuosa tocca poi il Piano di Balestra e M. Bastione, passa vicino e al disotto delle Filegare, ai Tre Poggioli e retrocede nel suo corso flessuoso al M. Taverna, al M. Pedona e al Sasso Crocione. Nella parte corrispondente al circondario di Imola, finalmente la linea si abbassa sempre più a nord finché raggiunge il torrente Santerno.”
Il numero delle specie censite nella Flora di Cocconi, per la Provincia di Bologna, oltrepassa le 2000 unità: per 30 specie viene indicato, come sito di rinvenimento, Loiano, solo una volta viene nominato Monghidoro e una volta viene nominato Scaricalasino (vedi elenco delle specie in fondo). Probabilmente il Cocconi apprese informazioni sul territorio della Provincia di Bologna da Bombicci, mentre nella stesura della “Flora della Provincia di Bologna” si evince che l’area di osservazione gravitava più sulla valle del Reno e sulla zona del Corno alle Scale.
LUIGI BOMBICCI2 -1882- Montagne e vallate del territorio di Bologna: cenni sulla oro-idrografia, geologia, litologia e mineralogia dell’Appennino bolognese e sue dipendenze: con una carta geologica e una oro-idrografica- Club Alpino Italiano
Una descrizione più dettagliata del territorio dell’Alpe e della sua vegetazione, con accenno ad alcune specie vegetali si trova in Bombicci 1882: “Montagne e vallate del territorio di Bologna, cenni sulla oro-idrografia, geologia, litologia e mineralogia dell’Appennino bolognese e sue dipendenze. Con una carta geologica e una oro-idrografica – Club alpino italiano- Sezione di Bologna”.
Già quando descrive la costituzione fisica della Provincia di Bologna riferendosi all’Alto crinale dell’Appennino fra il Bolognese e la Toscana a pag. 7 scrive: “il confine tra le due Province (Bologna e Firenze) è indipendente da siffatto allineamento di montagne. Esso procede dal Corno alle Scale, all’Uccelliera, al Monte di Portofranca, al M. Cocomero e sotto Granaglione, lungo Reno, attraversa il letto di questo fiume al ponte della Venturina, prosegue retrocedendo verso sud per il M. la Tosa, il M. Calvi, il Monte Casciajo, il M. Coroncina sopra M. Tronale e risalendo a Nord dal M. Citerna, verso Baragazza, lungo il rio Gambellato. Con linea molto sinuosa passa per il Pian della Balestra e M. Bastione e per M. Oggioli, si avvicina a Monghidoro, tocca i Tre Poggioli e retrocede a M. Taverna, al Monte Pedona ed al Sasso Crociato”.
Parlando dei principali contrafforti che si dipartono dalla catena Appenninica con i loro rilievi, diramazioni, spartiacque dei sistemi idrografici nell’alta zona del territorio bolognese, il Bombicci ne definisce 12. Descrive così l’ottavo contrafforte, a pag. 13. “E’una diramazione del gruppo di Sasso di Castro (m. 1256), di M. Passeggere (m. 1240), di M. Freddi e M. Beni (m. 1243), divide la vallata del Savena e dell’Idice fino oltre Loiano ed è interrotto poi da faglie e dislocazioni del suolo, nella sua linea prolungata verso le colline suburbane. Comprende M. Oggioli (m.1274), il nodo del M. Canda, le Filigare e la elevata cresta da Monghidoro a Loiano. Vi fanno seguito le balze delle Livergnane prospicienti l’alto crinale, quelle di Barbarolo e della Guardia. Indi la collina fra Savena e Idice, fino a Bologna, fra le quali citiamo le alture di Riosto e di Gorgognano, il M. Calvo (m.380) e i poggi della Croara (m.192), di Miserazzano (m.285) fino a S. Ruffillo.
E ’presso il M. Passeggere che hanno origine quei ruscelli che iniziano il torrente Savena. Riuniti scorrono in un angusto bacino, formato dai fianchi di erte montagne qua e là denudate o ricoperte da faggete e continuano nel ristretto alveo fino a Castel dell’Alpe, ove una gigantesca frana avvenuta il 10 Gennaio 1870 rialzò considerevolmente il suo letto e lo sbarrò, formando quel piccolissimo lago di cui si farà parola. Fino a Cà di Costa la dorsale discende con ripide pendenze, si va rialzando lievemente fino a Monghidoro”.
Ancora un riferimento al territorio di Monghidoro, nella descrizione del decimo contrafforte, si trova a pag.15.: “Il versante sinistro dell’Idice all’altezza di Monghidoro è quasi sterile e nudo, il resto verso Tre Poggioli è mediocremente coltivato segnatamente a vigne e a cereali, le falde più scoscese sono vestite di bosco e di castagneto. Al colle di Raticosa, al M. Oggioli prevalgono i boschi bassi; l’insellatura di Raticosa è in parte nuda, in parte pascoliva, le regioni più erte del M. Canda ad Est sono rocciose e nude, sono interrottamente a pascoli nel versante Ovest ”.
Nella descrizione sulla oro-idrografia e geologia delle singole vallate del Bolognese (pag.127 e seg.), riferendosi alla vallata IX – corso principale Savena, si legge: “La vallata del Savena ha la sua testata sotto il Sasso di Castro, col M. Passeggere, il M. Bastione e Pian delle Balestre alla sinistra, Montefreddi e M. Beni a destra e si esaurisce a Est di Bologna fra i colli gessiferi di M. Griffone, M. Donato, Rastignano e S. Ruffillo che la fiancheggiano sulle opposte sue sponde. Loiano è fabbricato sopra una molassa grossolana miocenica, identica in parte a quella di Monzuno e Vado. Verso Fradusto, Monghidoro (Scaricalasino) e Sadurano si conoscono nelle molasse strati di lignite, ma di poco rilievo industriale. Dopo Loiano e i paesi più inoltrati verso l’asse appenninico di Stiolo, Vergiano, S. Andrea di Savena, Roncastaldo, Gragnano, Campeggio, Monghidoro, situati sugli ultimi lembi delle zone indubbiamente mioceniche, si entra nella formazione del sistema assiale dell’Appennino.
Presso le origini del Savena, sul versante a Nord di M. Beni si hanno le più elevate emersioni di serpentina che siano note in questo tratto dell’Appennino bolognese, rappresentate dalle masse eruttive di M. Beni, Sasso di Castro e del Covigliaio e come massima cima, ma di altra formazione geologica M. Oggioli”.
Riferendosi alle frane (pag.36): “La frana movimento del suolo improvviso, irresistibile, spesse volte grandioso spettacolo e deplorevole disastro, quasi terremoto esogeno, è purtroppo frequente nella montagna bolognese. A produrlo e a renderlo più ampio contribuiscono diverse cause. Principalmente la modalità litologica e l’andamento della superficie di filtrazione e di liscivatura strutturale delle argille scagliose e degli scisti argillosi, rocce largamente sviluppate in questo territorio, e la nudità e brullità di estesissime superfici su questi monti che l’effetto malaugurato del taglio dei boschi e del pascolo spogliò di ogni migliore difesa contro la violenza delle piogge, dei venti, dei rapidi cambiamenti di temperatura e di pressione barometrica. Le acque delle filtrazioni, discendenti attraverso la massa di queste argille e di quelli schisti, aprendosi un varco fra la superficie di scistosità o scagliosità, fra letto e letto, dove trovano più permeabile la formazione, e sulle superficie più resistenti e pianeggianti di altre rocce di regolare ma obliqua stratificazione finiscono con predisporre a profondità più o meno grande e nelle direzioni di maggior effetto della gravità, estese superfici di scivolamento, che la sola gravità o le violenze atmosferiche possono spostare ad un tratto. Vi concorrono probabilmente i moti sismici del suolo, le dilatazioni delle masse argillose che vanno imbevendosi di acqua, soprattutto sulle superfici più dure ed unite sulle quali talvolta obliquamente si appoggiano e tanto più facilmente se le acque dei torrenti, cui sovrastano i terreni franosi, tolgano a questi il necessario e naturale sostegno, corrodendone e scalzandone le più basse zone di riva…”
Elenca poi le principali frane storiche ricordando che il laghetto di Savena è dovuto alla frana prodottasi nel Gennaio 1870, sotto Castel dell’Alpi, la quale ostruì il corso di quello stesso torrente.
Riferendosi al disboscamento (pag.39): “Purtroppo non esclusivo della regione montana del Bolognese, questo flagello delle nostre migliori e più solide risorse agricole, nazionali, questo iniquo portato della ignoranza, dell’egoismo delle genti montanare, segnatamente dei pastori, ed eziandio, è forza confessarlo, dei soverchianti oneri bene spesso imposti dal Governo ai Comuni della montagna, si manifesta nei nostri monti e nelle nostre vallate, in modo evidentissimo. Diverse ne sono le cause, deplorevoli gli effetti; difficili e di tardo risultato i rimedi, che pur si volessero proporre e praticare. Il bosco d’ alto fusto non rende al piccolo possidente che poche ghiande, cosicché ciascuno per proprio conto cerca di dissodare più che può, in onta alle leggi ed ai regolamenti; per lo meno questi boschi d’alto fusto vengono tagliati a capitozza al fine di utilizzare le fronde come foraggio invernale per le pecore. Quando nell’interesse generale del paese si porrà mano al rimboschimento della montagna, la lotta principale sarà contro l’interesse privato di questa massa di piccoli proprietari. La raccolta degli strami, e più specialmente della foglia, che si pratica su vasta scala, ad uso di letame per le bestie, porta danno grave alla vegetazione di questi boschi; in tal guisa operando si sottrae al terreno quell’ ingrasso naturale che lo renderebbe fecondo per la silvicoltura.
Un altro guaio consiste nell’uso della falciatura delle erbe nei boschi, per la quale, se mai vi sussiste una coltivazione naturale di piccole pianticelle di erbe nascoste, rimane distrutta; e tanto più completamente, imperocché vi si raccolgono tutti gli strami possibili, e quando non vi siano delle erbe in quantità da falciare dopo depurato il bosco, per soprassella vi si slancia ogni sorta di bestiami, la qual cosa porta la distruzione d’ogni ulteriore vegetazione.
È poi da deplorare fortemente la triste abitudine dei pastori nell’alta montagna di appiccar fuoco ai boschi per allargare i pascoli, come pure di fare i cosiddetti rosicchi, onde in appresso seminarvi il grano ”.
Riferendosi alla mineralogia (pag.123): “Le Ligniti si scavano in piccola quantità dai letti miocenici del rio Carbonara, sotto M. Adone e qua e là nei loro limitatissimi depositi ed affioramenti di Varignana, delle Livergnane, di Sadurano, di Monzuno, di Scaricalasino presso Monghidoro, e altri di nessuna importanza industriale. Il piligno è sparso qua e là nelle molasse mioceniche; la stipite riduce neri, friabili, schistosi, alcuni straterelli del macigno porrettano. Il petrolio imbeve le marne grigie fìssili, che sottostanno alle masse gessose; filtra dalle arenarie glauconifere e dai terreni sconvolti dalle argille scagliose in vari punti del territorio, per esempio al M. Falò, sopra Savigno, alle Tombe di Sassatello, sulla destra del Sillaro, ed al Vignale dell’Idice, sotto M. Armato ”.
Nel particolare estratto dalla carta geologica di Bombicci del 1881 è indicato Monghidoro e nelle vicinanze è associato il simbolo di giacimento di lignite; si nota l’alto corso del Savena con orografia diversa rispetto all’attuale; la carta non riporta ancora il lago di Castel dell’Alpi.
La seconda carta, riportata nel testo del Bombicci del 1882, ci mostra l’orografia e idrografia della Provincia di Bologna con le zone forestali alla scala 1.500.000. Rappresenta una prima carta fisionomica della vegetazione della Provincia di Bologna. Sono evidenti tre zone distinte, quella delle faggete sul crinale tra Emilia e Toscana a quote alte, quella del castagno e del cerro, molto ampia, in quanto legata all’alimentazione e all’economia delle popolazioni della montagna, e quella delle querce, intesa in senso di genere, rappresentate dal rovere e dall’Eschia (in tedesco la traduzione di quercia è Eiche, [lat. aescŭlus]), nome regionale di due specie di querce (Quercus petraea o Rovere e Quercus robur, detta anche Farnia, specie prevalente di pianura).
Il testo storico di Bombicci è scaricabile al sito, https://ia802709.us.archive.org/35/items/montagrieevalla00bombgoog/montagrieevalla00bombgoog.pdf
Altro geologo che ha descritto il territorio è Giuseppe Scarabelli3, di cui diremo in seguito.
Cocconi Girolamo1 – Botanico, nato a Parma nel 1822, morto il 6 ottobre 1904. Professore d’igiene e di materia medica veterinaria e direttore della Scuola superiore di veterinaria di Bologna, era versatissimo in botanica. Pubblicò una flora della provincia di Bologna (1883) e in collaborazione con F. Morini, parecchi contributi alla micologia di questa regione. Il genere di funghi “Cocconia” gli fu dedicato da P.A. Saccardo.
Luigi Bombicci2 – Siena, 11 luglio 1833 – Bologna, 17 maggio 1903– è stato un mineralogista e museologo italiano.
Giuseppe Scarabelli Gommi Flamini 3– Imola, 15 settembre 1820 – Imola, 28 ottobre 1905) è stato un geologo, paleontologo e politico italiano. È ricordato come fondatore dell’archeologia preistoria ed è stato il primo archeologo a realizzare in Italia uno scavo stratigrafico.
Estratto dal testo COCCONI GIROLAMO – 1883- Flora della Provincia di Bologna – N. Zanichelli.
Elenco delle specie indicate da Cocconi per le località Loiano-Monghidoro- (Per un quadro di continuità della Valle del Savena sono riportate anche specie rinvenute a Pianoro e verso le ultime propaggini collinari della vallata a Est di Bologna, presso Sabbiuno, M. Donato, San Ruffillo).
Dianthus monspessulanus– Loiano nelle arenarie
Dianthus armeria – Loiano a Scanello
Dianthus Carthusianorum – Loiano a Scanello
Dianthus liburnicus – Loiano Scanello
Dianthus Caryophyllus – Pianoro Livergnano Scanello
Linum corymbulosum – Sabbiuno di montagna
Malva moschata – M. Gatta. Una varietà a foglie tutte cordato orbicolare, 5 lobate, crenate o con le superiori incise, cuneate, fiori molto più grandi, lungo la via tra Monghidoro e Castel dell’Alpi, varietà beta orsiniana.
Rhus coriaria – Sabbiuno
Geranium nodosum – Loiano Scanello
Geranium sanguineum – Loiano, Zena
Erodium ciconium -Sabbiuno
Spartium junceum – Loiano
Dorycnium herbaceum – Loiano Scanello
Epilobium rosmarinifoglium – Loiano
Spartium junceum– Loiano, Pianoro
Sarothamnus Winn-Loiano
Cytisus nigricans – M. Zena, Pianoro
Ononis masquilleire-Sabbiuno
Ononis columnae-Paderno
Sedum album – Loiano, Pianoro
Sedum hispanicum – Loiano, Pianoro
Crysosplenium solo lungo il Dardagna, Rocca Corneta! (La specie è presente oggi nell’area dell’Alpe di Monghidoro, sotto sorgente Favarina sul sentiero delle Felci!!!)
Sambucus Ebulus – Loiano
Scabiosa pauciseta – Loiano
Solidago virgaurea – Loiano
Lactuga muralis – Loiano
Hieracium Virgaurea Coss. – Lungo la via da Monghidoro a Castel dell’Alpi
Campanula persicifolia – Loiano, Scascoli
Campanula bononiensis – Scascoli, Loiano
Campanula rapunculus – Loiano
Campanula glomerata– Livergnano, Pianoro
Vincetoxicum vicinali – Loiano, Pianoro
Chlora serotina – Loiano
Digitalis lutea – Loiano
Rhinanthus major – Scaricalasino
Salvia glutinosa – Loiano Scanello
Lysimachia punctata – Loiano Scanello
Hippophae rhamnoides – Loiano
Salix cinerea – Monghidoro (Scaricalasino) raro
Salix purpurea -lungo Savena, S. Ruffillo. Pianoro
Salix phylicifolia -lungo Savena
Ostrya carpinifolia –Paderno
Lotus tenuis – Pianoro
Bonjeanea Rchb. – Pianoro
Trifolium scabrum – Sabbiuno
Medicago ciliaris -Paderno
Medicago Gerardi -Sabbiuno
Pisum arvense – M. Donato, Paderno
Lathirus annus -Sabbioni
Lathirus latifolius – Paderno
Vicia angustifolia, Vicia peregrina, Vicia bythinica –Paderno
Orobus vernus -Pianoro
Cracca minor -Paderno
Amygdalus -Paderno
Spirea filipendula -Paderno
Potentilla sp. -Paderno
Rubus tomentosus -Pianoro
Rubus rubiginosa beta sepium-Loiano
Crataegus oxyacantha, Crataegus oxyacanthoides -Paderno
Cydonia vulgaris -Paderno
Sorbus sp.
Punica granatum – Sabbiuno Paderno
Epilobium rosmarifolium -Pianoro, Loiano
Peucedanum venutum -Sabbiuno
Sambucus ebulus- Livergnano, Loiano
Scabiosa sp.
Dipsacus sylvestris – Loiano
Picnomon – Lob.Acarna Loiano, Sabbiuno
Centaurea capillaris -Livergannao
Inula viscosa -Paderno, Pianoro
Micropus erectus -Loianao
Leuchantenum, Achillea -Sabbiuno
Solidago vurgaurea -Loiano
Erigeron acris -Livergnano
Mentha a rvensis -Pianoro
Prunella laciniata -Pianoro
Bartia trixago -Sabbiuno
Odontites lutea -Pianoro
Euphrasia officinalis – Livergnano
Spiranthes autumnalis – Pianoro
Cyperus –Monti Pianoro
Cyperus fuscus – Pianoro
Carex divalsa – Paderno
Carex Halleriana -Sabbiuno Paderno
Carex vesicaria rarissima! – Valli di Durazzo (Frequente oggi nell’area dell’Alpe di Monghidoro Laghetto privato vs. il Fantorno rif. Cà Bagnabecco, stagno sotto Cà Malagici)
Phalaris -Sabbiuno
Andropogon – Sabbiuno
Prima ricerca dati del 19/02/2016 a cura di Carla Garavaglia.
Aggiornamenti successivi del 3 aprile 2016, 13 novembre 2017, 28 maggio 2019.
Revisione di aprile 2020 per sito web Mons Gothorum Natura.