Pilastrino del Passeggere

Si trova lungo il sentiero che salendo dalle Tre Savenelle, ovvero dalle sorgenti del Savena, scavalca la cresta del monte per poi discendere verso la Valle del Setta. Il sentiero intercetta e incrocia la Flaminia Militare ed è il sentiero che i pellegrini provenienti dalle montagne bolognesi percorrevano per raggiungere il santuario di Boccadirio. Chi faceva questo pellegrinaggio partiva di notte e a lungo camminava per boschi e campi, incontrando qua è la qualche casa e qualche sito che faceva da riferimento, luoghi con toponimi sinistri come Malagigi, Malburno, Fontana Bura. Si saliva per boschi scuri ,frequentati solo da carbonai, fino alla vista della valletta del rio D’Avena, che conduce al santuario. Il punto di riferimento e di ristoro, per la presenza di burraie, era il tabernacolo, in passato forse solo una Maestà toscana, oggi un pilastrino emiliano ricostruito con le pietre del precedente, dove in una di queste si intravede un’ iscrizione secentesca dove si legge “passeggere”.

Il Pilastrino del Passeggere è l’emblema di tutti i pilastrini di montagna, conosciuto da tutti quanti hanno fatto il pellegrinaggio a Boccadirio, sia negli anni prima della guerra, sia in seguito. La tradizione di apporre un sasso sul pilastrino viene spiegata come gesto penitenziale e come costruzione del tempio di Dio. Così come nel caso del santuario di Boccadirio, dove l’edicola lignea con la prima immagine messa a ricordo dell’apparizione venne poi trasformata in muratura, finché poi, al di la del torrente dove apparve la Madonna, per fissare quel luogo nella memoria, gli architetti costruirono la chiesa.

Il Passeggere è anche luogo di voto. L’ultima versione del Pilastrino risale al 1955, costruito sul luogo e con le pietre del Tabernacolo di Merlone, o Mingone. Costui, un anziano monghidorese, malgrado avesse bisogno delle stampelle per camminare, perché infermo alle gambe, volle andare in pellegrinaggio a piedi a Boccadirio. Al santuario pernottò e la mattina seguente seguì le funzioni liturgiche. Poi, come era venuto, con le stampelle riprese la strada di casa. Sulla via del ritorno, giunto al Passeggere, al momento di lasciare l’ultima possibilità di vedere il Santuario si volse verso di esso e disse: “Maduneina se t’vò ti ancora bona” (“Madonnina se vuoi sei ancora buona”, come a dire “se vuoi sei ancora in grado di guarirmi”). Improvvisamente Merlone sentì le gambe farsi ben sane e forti e lì al tabernacolo lasciò le stampelle, come poi tutti hanno potuto vedere e testimoniare.

A novembre 2019 il pilastrino è stato restaurato con fondi di Don Francesco Alpe dall’Associazione Oltr’Alpe di Monghidoro.

 

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© Associazione Oltr’Alpe

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