Pilastrino di Cà di Andrione
Questo pilastrino è il più bello della montagna. Costruito con blocchi di pietra serena sovrapposti, è lavorato con maestria in tutti i dettagli. Lo zoccolo cubico sorge su tre gradini e porta il fusto raccordato da una base modanata e concluso da una cornice. Il tempietto è sormontato da una cuspide, a profilo concavo, che porta un globo sormontato da una croce in ferro battuto. Il tempietto ha immagini su tutte e quattro le facciate, sulla principale che guarda verso la via, una nicchia profonda espone una statua dell’Immacolata. Verso Bologna è esposta una targa ceramica con la Madonna di San Luca, verso la Toscana una targa ceramica con la Madonna delle Grazie di Boccadirio, sul retro una ceramica con San Vincenzo Ferreri. Nella specchiatura frontale del fusto sono incise le iscrizioni:
“MARIA /MATER /DEI / D. PELECRINO RUCERI – F-F / A / 1887 / INDULGENZA / DI / 300 – GIORNI”.
Don Pellegrino era della famiglia Ruggeri del Casone di Lognola, si spostava sovente a cavallo, ma le cattive strade gli procuravano frequenti cadute; ogni volta come ex-voto per l’incolumità, segnava il luogo della caduta con l’esposizione di un’immagine sacra.
In questo caso l’erezione del pilastrino sembra essere in relazione con lo scampato pericolo del colera che fece molte vittime nel 1855. Il nome di Don Ruggeri lo troviamo anche sul “pilastrino della peste” (ci si riferisce al colera) a Trasasso, dove Don Pellegrino fu cappellano. Il Pilastrino di Trasasso, datato 1878, ha lo stesso disegno e le stesse proporzioni di quello di Cà di Andrione.
Pilastrino di Cà di Morandi a Lognola
Giuseppe Franzoni, negli ultimi anni dell’Ottocento, ai bordi del suo campo, fece erigere un pilastrino, che fu poi rovinato dai lavori agricoli. Il figlio Pietrino Franzoni lo fece ricostruire in memoria del padre, ma anche questo fu rovinato. Quello rimasto è il terzo, ricostruito nel medesimo luogo, sempre da Pietrino Franzoni, che ripete la proporzione del primo pilastrino e forse conserva la croce in ferro battuto. E’ stato lavorato in pietra serena da “Chiodina” o Francesco Lorenzini, maestro scalpellino di Monghidoro, che vanta anche il pregio di intaglio delle bozze di arenaria del campanile ottagonale di Santa Maria Assunta di Monghidoro.
Informazioni tratte da articoli di Maria Cecchetti su SAVENA SETTA SAMBRO e dal libro di Don Orfeo Facchini “Lungo il Savena..di Chiesa in Chiesa” – Gruppo di studi Savena Setta Sambro.
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